Anoressia, bulimia e media: il ruolo del pensiero critico

Patologie come anoressia e bulimia rappresentano una piaga purtroppo diffusa: solo in Italia, sono circa 2 milioni di persone a soffrirne. Questi disturbi alimentari insorgono a causa di particolari condizioni di disagio psicologico ed emotivo, condizioni che determinano un’ossessiva attenzione rivolta alla propria immagine corporea e al proprio peso.

Nelle persone affette da disturbi dell’alimentazione, la forma corporea rappresenta un valore di estrema importanza dalla quale dipende la propria autostima. Ma in che modo la nostra società influenza l’immagine corporea di ognuno di noi? Che ruolo hanno i media in tutto ciò?

Innanzitutto quando parliamo di immagine corporea intendiamo le percezioni, i pensieri e le emozioni che una persona ha nei confronti del proprio corpo. Tali percezioni, pensieri ed emozioni tendono ad assumere una connotazione negativa quando riscontriamo una differenza notevole tra l’immagine che abbiamo del nostro corpo e un’immagine ideale. L’immagine ideale del “corpo che vorrei” non può non essere influenzata dal contesto in cui si vive, contesto monopolizzato dai mass media. Questi ultimi tendono a trasmettere valori standard di bellezza che includono solo specifici pesi e forme corporee esaltando la magrezza o la muscolosità, veicolando il pericoloso messaggio, direttamente o indirettamente, di quanto sia fondamentale e necessario avere un corpo perfetto. C’è poi da aggiungere che l’arrivo dei social, come Facebook e Instagram, ha accresciuto la nostra esposizione ad immagini di foto ritoccate e artificiali e, di conseguenza, i parametri di bellezza sono divenuti ancor più distanti dalla realtà: questo combinato disposto ha finito per incrementare le preoccupazioni circa la “idoneità” o meno della propria immagine all’interno del contesto sociale.  

I fattori genetici e psicologici hanno un’importanza non indifferente nella genesi di questi disturbi. Ad ogni modo, è sui fattori socio-ambientali che si può intervenire maggiormente. Ma intervenire come?

La prevenzione è senz’altro fondamentale. Ma una prevenzione basata solo sulla mera diffusione di informazioni inerenti le proprietà nutritive degli alimenti (cibi sani, alimenti da evitare…) o di contenuti puramente nozionistici circa i disturbi alimentari, è insufficiente.

Piuttosto, sarebbe opportuno favorire lo sviluppo di una capacità individuale di valutazione critica rispetto ai contenuti dei messaggi veicolati dai mass-media, in modo da raggiungere due obiettivi: da un lato, riuscire a immunizzarci dagli effetti negativi che tali messaggi possono trasmettere; dall’altro lato, diventare realmente dei cittadini/consumatori consapevoli. Consapevoli di Sé, del proprio valore e del mondo che ci circonda.

Dott. Danilo Selvaggio, Psicologo

Articolo apparso sul mensile "Fuoriporta" febbraio 2021

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